Alle lapidi l’associazione culturale ONLUS “Il Fondaco per Feltre”è particolarmente legata. Esse infatti conservano parti importanti della storia . Basti pensare alle iscrizioni scalpellate del palazzo della Ragione che ora sono in parte decifrabili grazie al sistema realizzato dagli studenti del Liceo in collaborazione con il Fondaco. Molte memorie sono presenti anche nei monumenti funerari. Per questo l’associazione ha risistemato il monumento a Libero Pilotto nel cimitero di Feltre. La tomba era in stato di evidente abbandono da alcuni anni e, anche se molto sporca, aveva una sua dignità. Il direttivo ha quindi deciso di restaurarla e per questo ha contattato la restauratrice Christine Lamoureux mentre la ditta “ Zatta onoranze funebri marmi e graniti” ha provveduto a sistemare la lapide con l’iscrizione. Anzi “Zatta” ha offerto a titolo gratuito la propria preziosa opera frutto di anni di esperienza nel campo.

Prima del Restauro

Dopo il Restauro

Libero Pilotto, primogenito di 4 figli, nacque a Feltre nel 1854 da Giovanni e Rosa Milani. La famiglia era povera ma ricca di interessi culturali. Il padre fu patriota e poeta, la sorella Ida fu maestra d’asilo e precorse il metodo Montessori e il fratello Vittorio fu musicista e scrittore. Fu aiutato dal bellunese Giuseppe Manzoni che gli pagò due anni di scuola di recitazione a Firenze. Conobbe la fame e i disagi degli inizi nelle più infime compagnie di giro. Si racconta che con la giovanissima Eleonora Duse rubarono della polenta alla padrona di casa per sostenersi durante la recita di “Giulietta e Romeo” . In seguito la sua carriera fiorì: divenne capocomico , direttore della Compagnia Nazionale ed entrò in società con Ermete Zacconi. L’alimentazione finalmente abbondante però scatenò in lui la malattia del diabete e di questa morì nel 1900 nella sua città natale , prima del padre . Un accenno a questo fatto si legge anche nella lapide della sua tomba.

Pilotto fu anche autore di commedie in dialetto veneto (“Un amoreto de Goldoni a Feltre”, “L’onorevole Campodarsego”, “I pellegrini di Marostega”…) e in italiano ( “I figli d’Ercole”,”il tiranno di S. Giusto”…).

La sua tomba fu offerta alla famiglia dal Comune di Feltre parecchi anni dopo la morte, come ha scoperto in documenti d’archivio il dottor Stefano Antonetti.

Si scelse lo scultore torinese Francesco Sassi (Vercelli 1870- Castagneto Po 1943) noto per il talento di donare espressività e vitalità ai suoi busti marmorei. Infatti la naturale capacità empatica caratteristica di Libero traspare dalla pietra.

Se la testa è in marmo bianco , la stele che la sostiene , leggermente rosata e in stile “art decò”, reca incise sui due lati le maschere della commedia e della tragedia. Ora che è pulito, il monumento esplica meglio la propria semplice eleganza.

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